L’aula di Palazzo Broletto ha messo fine al “caso mense“.

L’aula di Palazzo Broletto ha messo fine al “caso mense“.

Il Consiglio comunale martedì ha approvato un debito fuori bilancio di 8mila euro (soldi che si aggiungono ai 3mila euro già stati accantonati dalla Giunta Casanova prima di presentare il ricorso in Appello) che serviranno a pagare le spese legali delle associazioni ricorrenti, Naga e Asgi che davanti ai giudici hanno visto riconosciute le loro ragioni. Il “caso mense“ era scoppiato nel settembre 2017, con la modifica al regolamento per le prestazioni agevolate messo a punto dalla Giunta a guida leghista e che di fatto rendeva più difficoltoso ai figli degli extracomunitari con reddito basso accedere ai servizi di mensa e trasporto scolastico. A queste famiglie infatti veniva chiesta una attestazione patrimoniale dei beni posseduti nei loro Paesi d’origine spesso difficilmente reperibile. Decisiva la sentenza della Corte d’Appello di Milano, Sezione delle Persone, dei Minori, della Famiglia, che il 29 dicembre scorso ha respinto il ricorso presentato dall’esecutivo del capoluogo e “ha accertato – come si legge nella sentenza – la condotta discriminatoria del Comune di Lodi”. Durissimo lo scontro in Aula martedì. I consiglieri d’opposizione hanno chiesto più volte all’amministrazione comunale di pagare gli 11mila euro totali di spese legali di tasca propria. “Per questa grave vicenda avete speso circa 40mila euro di soldi pubblici, tra avvocati e vicende processuali di primo e secondo grado – ha attaccato il consigliere comunale di Lodi civica, Francesco Milanesi -. Sia tutta la Giunta a pagare questa enorme spesa legale. O almeno le spese per l’Appello”. L’opposizione ha anche presentato in Aula un ordine del giorno per impegnare la Giunta Casanova a versare la quota richiesta. La proposta però è stata respinta dalla maggioranza. “Tutto quello che è accaduto è una vergogna per la nostra città”, ha attaccato il consigliere comunale di 110&Lodi, Stefano Caserini. Subito è arrivata la replica del sindaco.”Su questa vicenda ci ho sempre messo la faccia – si è difesa Sara Casanova –. Abbiamo il compito di amministrare la città, facciamo scelte politiche. E la scelta fatta sul ricorrere in Appello è stata politica, come quella di non ricorrere alla Cassazione. Che 130 bambini non siano andati a scuola è un fatto grave, perché la scuola è importante. Il regolamento riguardava le prestazioni sociali agevolate, non l’andare a scuola. Su questa vicenda non c’è stata nessuna campagna elettorale. Non mi devo vergognare di nulla”.